AUTOGRAFOS

 2010 - Disegno a penna su carta  -  160 (h) x 108 cm

 

FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA - 94.MA COLLETTIVA

Giuria del concorso:

Angela Vettese, Caroline Corbetta, Ra Di Martino, Carlo Di Raco, Anita Sieff, Andrea Viliani, Paolo Zani.

 

Come spesso accade durante un processo di ricerca artistica ci si trova ad iniziare un progetto da un’idea che si modifica anche radicalmente durante la realizzazione della stessa. L’opera qui presentata parte dall’intento di consumare-scaricare una penna nera in un foglio di carta per verificare una delle sue possibili estensioni formali. Partendo da questo concetto ho iniziato a lavorare al progetto e mi sono trovato nel mio laboratorio di fronte ad un grande foglio bianco su cui dovevo iniziare a scaricare la penna; ho istintivamente iniziato a fare il mio autografo. Così firma dopo firma vedevo gradualmente il foglio scurirsi e la penna consumarsi e i segni che si creavano iniziavano a prendere forme che spostavano il mio interesse

dalla “misurazione” della penna all’idea di autografo. Scoprivo lentamente che la continua sovrapposizione delle firme dava vita ad un groviglio di segni neri, non casuale, ma con una sua linearità e con un movimento proprio che rendeva la nuova immagine estremamente interessante. Durante la realizzazione di varie prove ho iniziato a ragionare sul valore simbolico della firma e dell’autografo, che di fatto sono quello strumento che ci consente di dichiararci, di garantire la nostra “presenza”, di rivendicare la paternità di un opera o di rendere nota la nostra adesione a qualcosa.

AUTOGRAFO: gr. AUTOGRAFOS composto di AUTOS = egli stesso e GRAFO = disegnare, scrivere. - Scritto di propria mano come sost.

Scrittura o Disegno di mano dell’autore stessa, Originale.

FIRMARE: dal lat. FIRMARE fermare, e fig ratificare, ma che nei tempi barbari significò affermare solennemente, onde poi in senso di sanzionare, render fermo un atto con la sottoscrizione del proprio nome (v. fermo). – Segnare col proprio nome;

La forma che il disegno iniziava a mostrare attraverso la sovrapposizione dei segni stava lentamente annullando la leggibilità delle firme e quindi facendomi arrivare ad un inaspettato risultato. Lo strumento generalmente usato per dichiarare se stessi diventa un insieme

di segni illeggibili, una massa informe che non può essere tradotta con gli strumenti convenzionali ma esige di essere letta da un piano ulteriore. Il segno diventa disegno, la firma diventa forma e si imprime nel foglio comunicando la dichiarazione di me stesso attraverso un’immagine che parte dall’autografo e genera una struttura che si staglia tra la scrittura e l’immagine.